I ragazzi di Ultima Generazione: «Le nostre azioni? Scomode, ma necessarie»

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Il 14 aprile la procura di Padova ha indagato 12 attivisti di “Ultima Generazione”, organizzazione che si batte per la presa di coscienza sul cambiamento climatico, per sei azioni di protesta compiute dal gruppo tra il 2022 e il 2023. Due giorni prima VeZ ha seguito gli attivisti nell’ultima iniziativa messa in campo (il blocco di Via Ugo Bassi a Padova) e ha parlato con loro. 

Il blocco di via Ugo Bassi, punto nevralgico della viabilità padovana. È l’ultima eclatante azione messa in campo da Ultima Generazione. Giovanni Romano, Miriam Tinto e Samuele Campello, tre giovani attivisti, si sono piazzati al centro della carreggiata, bloccando il traffico di un’arteria che non è solo centrale rispetto a diversi istituti universitari, ma anche punto di passaggio di tanti lavoratori. 

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I giovani attivisti con questo gesto chiedono lo stop dei finanziamenti pubblici da parte del governo alle aziende che investono nell’energia fossile. Tanta la frustrazione degli automobilisti e degli studenti, che incuriositi si sono fermati e hanno cercato di far spostare i manifestanti dalla sede stradale. Il blocco stradale è però finito solamente con l’arrivo delle forze dell’ordine, mentre si era già formata una coda di considerevole lunghezza. 

L’intento di Ultima Generazione è quello di portare all’attenzione di cittadini comuni, sia studenti che lavoratori, l’urgenza di abbandonare gli investimenti pubblici nel settore fossile. Come? Lo spiegano gli stessi attivisti: «Spezzare la routine per invertire la rotta», ovvero agire su una zona al centro della quotidianità di tanti studenti e lavoratori per sottolineare come le scelte di investimento del governo nel fossile avranno ricadute anche sulla vita di tutti i giorni. 

Abbiamo rivolto qualche domanda ai tre ragazzi.

Giovanni, come mai avete scelto proprio questa zona?

Il posto l’abbiamo scelto per incontrare ragazzi della nostra età. Dai quali, devi dire, mi sento un po’ deluso. Ma questo è un fenomeno sociale molto più grande di Ultima Generazione, c’è una banalizzazione della politica, non si capiscono più le responsabilità del vivere civile e associato. 

Vedi un po’ di timore nell’esporsi a vostro sostegno? 

Sì, secondo me specialmente a causa della campagna mediatica e della conseguente idea che si sta dando di Ultima Generazione, che non rispecchia  ciò che fa e vuole veramente. Inoltre, io penso che non vada sottovalutato il fatto che nei giovani la mancanza di voglia di esporsi sia ormai endemica. Oggi ne abbiamo visto un esempio. Poi sicuramente la nostra protesta è anche di un certo effetto.

Io lo capisco e mi dispiace – aggiunge Miriam, attivista di 33 anni – creare questo disturbo, ma questa piccola interruzione della quotidianità è anche un modo per rendere plateale quanto siamo zitti e ciechi davanti a un problema che ormai dovrebbe essere sotto gli occhi di tutti. Non biasimo chi si arrabbia o ci trascina fuori dalla strada, perché deve proseguire con la sua giornata: ma senza azioni di disobbedienza civile non è mai cambiato niente, quindi un disturbo è necessario. 

La vostra azione è stata fatta il giorno dopo del cosiddetto Ddl Sangiuliano, che vi definisce degli “eco-vandali”. Qual è il vostro appello al governo? 

Noi ci aspettavamo una repressione da parte del governo, non siamo stupidi, ma quello che chiediamo è di usare lo stesso peso per i danni che vengono creati tutti i giorni all’ecosistema, che in questo momento è in ginocchio e non permette anche a molte persone di portare avanti il loro lavoro. Sono anni neri, ad esempio, per l’agricoltura, e non capisco perché venga dato un peso così grande a un po’ di vernice lavabile su un palazzo storico – e io posso dirlo, perché ho a cuore i beni culturali, sono formata in questo campo – quando tutti i giorni viene devastato il territorio in cui viviamo, che potrebbe diventare inabitabile, il terreno incoltivabile. Ma allora, di che entità del danno stiamo parlando?

Samuele, hai paura delle conseguenze che potrebbero avere queste azioni? 

Questa è la mia quinta azione ed ho paura delle conseguenze che ci potrebbero essere, anche in vista del Ddl Sangiuliano che cerca di tappare le ali a iniziative come queste, mentre il governo si impegna per depenalizzare reati come l’evasione fiscale. Con queste contraddizioni non mi sento scoraggiato nel proseguire con le mie azioni, io ci tengo alla mia vita e a quella dei miei cari e penso che ognuno dovrebbe dire la sua e non lasciare che il governo agisca indisturbato nel disinteresse collettivo, di una collettività che si preoccupa di arrivare puntuale a lavoro: cosa sicuramente importante, ma non l’unica.

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