Granze di Camin scende in piazza contro l’ampliamento dell’hub di Alì

di VeZ In evidenza Padova Politica
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La protesta che si è tenuta lo scorso febbraio durante la seduta del Consiglio comunale, quando in aula si sono presentati alcuni dei rappresentanti dei comitati contrari all'ampliamento dell'Alì. Foto pagina Facebook Wigwam Presidio.

«Diciamo assieme basta al consumo di suolo». Sotto questo slogan domenica 5 novembre si terrà una manifestazione contro l’ampliamento di Alì s.p.a nel quartiere padovano di Granze di Camin, che rischia di essere accerchiato dal cemento, con una ancora maggiore esposizione all’inquinamento urbano e al surriscaldamento.

Organizzato dal Comitato dei cittadini e dal circolo Wigwam, l’appuntamento è per le 10.30 in piazzetta Beffagna per poi raggiungere via Svezia, sede dell’attuale magazzino Alì e luogo in cui è prevista la realizzazione di un nuovo hub logistico del colosso della grande distribuzione.

La questione

Nel 2021 Alì s.p.a ha depositato allo Sportello Unico per le Attività Produttive di Padova un progetto di ampliamento dell’attuale sede operativa in via Svezia attraverso la realizzazione di tre nuovi depositi – uno di questi alto 35 metri – che vanno ad occupare una superficie di 154.850 mq di superficie in zona agricola, al di fuori del perimetro della zona industriale.

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Così facendo l’azienda ha chiesto al comune di approvare una variante urbanistica al Piano degli Interventi per trasformare l’area in questione da agricola a industriale. Richiesta che è stata accolta dall’attuale giunta del Sindaco Giordani, scegliendo di espandere la zona industriale oltre il limite prefissato nel Piano degli Interventi per accontentare l’attività produttiva
di un imprenditore privato.

L’opposizione di comitati e associazioni

«I cittadini di Granze e di Camin ben presto vedranno così scomparire quel poco di territorio che si era salvato dalla precedente urbanizzazione industriale degli anni ’60, assistendo, ancora una volta, impotenti a tale misfatto» dicono gli organizzatori della manifestazione.

Non basta la proposta dell’Amministrazione e di Alì di piantumare nuovi alberi come misura a favore dell’ambiente in quanto «non risolve i problemi connessi al consumo di suolo, anche perché l’area a verde è obbligatoria all’interno del lotto per normativa. Si tratta di un modo di presentare come sostenibile un progetto che va totalmente nella direzione opposta».

Tra le motivazioni di chi è a favore dell’ampliamento ci sono i nuovi posti di lavoro che potrebbero derivare dall’apertura del nuovo hub: «Non ci facciamo abbindolare nemmeno dallo specchietto per allodole dei posti di lavoro perché, come indicato nella relazione illustrativa di AIì spa, il sistema d’immagazzinaggio è del tutto meccanizzato. Noi crediamo che le amministrazioni pubbliche dovrebbero favorire solo quelle iniziative economiche che creano posti di lavoro coerenti con le politiche di contrasto della crisi climatica ed ecologica».

Le alternative

Nella zona industriale di Padova esistono numerose aree con magazzini o ex fabbriche abbandonate: aree che potrebbero essere riutilizzate o rigenerate, senza bisogno di sottrarre altro terreno vergine, anche se con costi maggiori. Ma è evidente che ogni nuovo metro quadro di suolo cementificato produce danni che si sommano in modo esponenziale.

In Italia, infatti, il consumo di suolo ha raggiunto livelli insostenibili come certificato anche dal Rapporto annuale ISPRA da poco presentato che assegna il secondo posto del Veneto dietro la Lombardia sia per percentuale di suolo consumato pari all’11,88% della superficie regionale, sia per l’incremento di consumo di suolo netto pari a 739 ettari avvenuto nell’ultimo anno. Nella Regione Veneto poi, Padova provincia e Padova Comune hanno il primato della più alta percentuale di suolo consumato con rispettivamente il 18,69% e il 49,76% di superficie cementificata.

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