“èVRgreen” al via: ricercatori e cittadini insieme per la biodiversità

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Verona. Photo by Shalev Cohen / Unsplash
Questo articolo è stato pubblicato su Heraldo.it - contenitore di approfondimento indipendente e autofinanziato, che racconta la città di Verona e non solo.

Il progetto èVRgreen per la mappatura degli indicatori ecosistemici della città di Verona e lo sviluppo della forestazione urbana, dopo la presentazione dell’idea progettuale avvenuta nel maggio 2023, è ora entrato nella sua fase operativa.

Voluto dall’Università di Verona e dall’Università di Padova, in collaborazione con il Comune di Verona, dopo aver ottenuto un finanziamento di 300mila euro dalla Fondazione Cariverona, il piano di lavoro del progetto per i prossimi tre anni è stato presentato alcuni giorni fa al Museo di Storia Naturale.

Gli obiettivi del progetto

«èVRreen è importante» spiega la responsabile del progetto professoressa Linda Avesani «perché cerca di   recuperare i servizi ecosistemici nella città di Verona, nel quadro  della realizzazione di un piano razionale e sistematico di forestazione urbana».

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Nelle città, dove vive più della metà della popolazione mondiale, si consuma il 75% delle risorse naturali e si emette il 70% delle emissioni globali di CO2le attività antropiche hanno nel tempo indebolito e in parte distrutto utili servizi ecosistemici urbani, estraniando gli abitanti dal contesto naturale e determinando un forte rischio per la salute. Occorre, quindi, recuperare il rapporto dei cittadini con la natura.

L’obiettivo del progetto veronese è realizzare entro il 2027 una mappatura di indicatori di qualità dell’aria, alle isole di calore urbano, la biodiversità urbana, la copertura del verde e proporre scenari di progetto per strategie di forestazione volte ad ottimizzare i servizi ecosistemici forniti dalle piante.

«Le foreste urbane» spiega la professoressa Avesani «sono oggi ritenute cruciali per lo sviluppo di un ambiente sostenibile e resiliente, possono contribuire in maniera determinante al benessere fisiologico, sociale ed economico delle aree urbane». E poi aggiunge: «Ci si aspetta una rimozione degli inquinanti dell’aria, una riduzione dell’inquinamento acustico, la mitigazione delle isole di calore estive, un contributo al sequestro dell’anidride carbonica, un miglioramento dei suoli e conseguente prevenzione dei fenomeni erosivi, l’aumento della biodiversità, un miglioramento della salute fisica e psichica dei cittadini».

Il gruppo di lavoro

Si tratta di un progetto complesso e ambizioso, caratterizzato da un’impronta fortemente inter-disciplinare che si riflette nella composizione del team predisposto per la sua realizzazione.

Per l’Università di Verona sono coinvolti il  Dipartimento di Biotecnologie con Linda Avesani, Flavia Guzzo e Matteo Dainese, il Dipartimento di Diagnostica e Sanità Pubblica con Alessandro Marcon, il Dipartimento di Scienze Umane con Federico Leoni; il Dipartimento di Scienze Neurologiche e del Movimento con Silvia Pogliaghi  e il Dipartimento Scienze Giuridiche con Matteo Nicolini.

L‘Università di Padova partecipa con un gruppo di lavoro creato all’interno del Dipartimento Territorio e Sistemi AgriForestali (TESAF), composto dal Professor Francesco Pirotti, dai ricercatori Thomas Campagnaro e Mauro Masiero, coordinato dalla ricercatrice di Pianificazione Territoriale Catherine Dezio.

Il team si avvale inoltre della collaborazione del Museo di Storia Naturale di Verona con l’Entomologo Leonardo Latella e il botanico Sebastiano Andreatta, dell’assessorato alla Transizione Ecologica del comune con la dirigente Barbara Likare e la dottoressa Federica Guadagnini, dell’Arpav (Agenzia Regionale Protezione Ambientale Veneto) e di 23 associazioni ambientaliste tra cui Legambiente, WWF, Associazione Regionale Apicoltori.

Nuove centraline, satelliti e tree canopy cover

«La prima attività» precisa la professoressa «sarà approfondire la conoscenza dello stato climatico, ambientale, antropico della città e installare nel territorio comunale le strumentazioni necessarie per seguirne l’evoluzione nel tempo».

Sette nuove centraline per la rilevazione degli indicatori climatici, ambientali, la misurazione delle polveri sottili (PM10 e PM2.5) si aggiungeranno alla due esistenti dell’ARPAV. I dati rilevati verranno i correlati con i sistemi di telerilevamento dei fattori meteorologici e permetteranno la mappatura delle isole di calore. 

Tramite un approccio satellitare verrà rilevato il tree canopy cover (un indicatore utile per stimare il numero di alberi necessari in una data zona e serve per valutare la superficie urbana che beneficia delle loro chiome: il grado di copertura della canopea indica la proiezione sul suolo di foglie, rami e tronchi degli alberi, ndr) dell’area urbana dove verranno condotte analisi del suolo utili per valutare fattori limitanti la crescita delle piante e per la preparazione del terreno.

Assoluta novità per Verona sarà l’introduzione di indicatori di biodiversità per la valutazione della qualità ambientale e misurare la sua variazione nel tempo. «Sarà una attività» spiega Avesani «condotta con approccio scientifico per monitorare i più significativi bioindicatori. I cittadini attivi avranno la possibilità di inserirsi in un programma di scienza partecipata e contribuire al rilevamento della fauna e della flora selvatica, piante, farfalle, licheni, api selvatiche e uccelli». Previsto il monitoraggio puntuale di 20 arnie cittadine per studiare il benessere di api mellifere nel contesto urbano.

Una seconda area di attività interesserà la valutazione, utilizzando i software i-Tree, dei servizi ecosistemici forniti dalle “aree verdi” esistenti, in particolare il miglioramento della qualità dell’aria, l’intercettazione delle precipitazioni, sequestro e stoccaggio di carbonio, e la mappatura dei punti di criticità come quello idrogeologico, climatico (inquinamento e isole di calore), il degrado dello spazio pubblico.

Verso il piano veronese del verde

Ottenuto con le attività precedenti un significativo bagaglio di informazioni sull’ecosistema veronese, individuati i bioindicatori, installata nel territorio una diffusa e variegata rete di sensori sarà possibile  implementare un Piano Veronese del verde. Per questo èVRgreen prevede di

  • costruire uno scenario ecosistemico di riferimento per Verona con i nuovi target di impatto sul capitale naturale, sul benessere psicofisico e sulla qualità dello spazio pubblico;
  • valutare i Servizi Ecosistemici ai cittadini che ne derivano;
  • studiare l’effetto del verde urbano sulla popolazione e stabilirne la quantità minima per preservare salute e benessere degli abitanti;
  • identificare le specie botaniche di interesse per l’ecosistema urbano: quelle più idonee al sito, che offrono i migliori servizi ecosistemici con i minori disservizi e soprattutto quelle più resilienti ai cambiamenti climatici.

Il 23 aprile una bio-walk

Un programma vasto, complesso, impegnativo da concludersi in tre anni. Sarà fondamentale il coinvolgimento e il sostegno della popolazione. Per questo «il prossimo appuntamento sarà il 23 aprile alle 18:30 al Polo Zanotto per una bio-walk: una passeggiata lungo le mura che si concluderà con un aperitivo e dj set al Museo di Storia Naturale di Verona», conclude Linda Avesani.

L’articolo è stato pubblicato su Heraldo il 13 marzo 2024, l’originale si può leggere a questo link.

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