Ultima Generazione, assemblea al Bo: solidarietà dopo le perquisizioni

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Corteo di Ultima Generazione a Padova il 4 maggio 2024. Foto Ultima Generazione

Ultima Generazione aveva previsto un’assemblea popolare per le ore 18 di venerdì 3 maggio, per discutere di resistenza palestinese e lotta climatica, nel luogo simbolo dell’università di Padova, Palazzo Bo. In seguito alla retata mattutina della polizia in casa di 5 attivisti, l’assemblea si è tramutata in un momento di denuncia della repressione subita, in cui una cinquantina di persone sono accorse per portare la propria solidarietà al movimento e alle persone coinvolte.

Quanto avvenuto alle 7 di mattina del 3 maggio è solo l’ultimo atto di una criminalizzazione sempre più frequente degli attivisti climatici, trattati alla stregua di pericolosi criminali se non di terroristi e mafiosi, come dimostrano i numerosi fogli di via già disposti ad attivisti lungo tutta la Penisola e addirittura l’accusa di associazione a delinquere mossa ormai un anno fa dal pubblico ministero padovano Benedetto Roberti.

L’assemblea di Ultima Generazione il 3 maggio al Bo, video di Filippo Sconza

Ed è stato proprio Roberti ad autorizzare la perquisizione di cui sono stati vittima due dottorandi e tre studentesse, indagati in seguito alla non-azione del 13 aprile, quando la polizia aveva sventato il “blitz” di Ultima Generazione a Palazzo Zabarella, sequestrando la pericolosa arma del delitto: dei gessetti bianchi. In quell’occasione, tra l’altro, un giornalista del Mattino di Padova era stato trattenuto in questura per quattro ore, senza alcuna motivazione fondata. Gli era stato perfino impedito di comunicare con l’esterno.

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Le testimonianze di due attiviste

«Le forze dell’ordine hanno fatto irruzione e ci hanno detto che avrebbero sequestrato il nostro materiale tecnologico per facilitare le indagini, per trovare prove di quello che avremmo dovuto fare» racconta Fede, 17enne di Ultima Generazione. Mentre parla, una ragazza, Tania, è ancora in questura. Uscirà verso le 20.30. «A me hanno preso il telefono e il pc, che tra l’altro mi era stato appena regalato, e il quaderno che avevo con tutti i miei appunti – continua Fede –. Adesso faremo ricorso con l’avvocato. Altre persone hanno scelto invece, un po’ obbligate, di dare il pin del telefono e del computer, per cui è stato letto tutto ciò che era dentro e poi gli sono stati riconsegnati. Tutto quello che è successo è scandaloso».

Leggi anche: Ultima Generazione, giornalista in fermo per 4 ore in questura a Padova

Palazzo Bo è blindato. Di tutte le porte d’accesso, che danno anche sulle aule studio e la biblioteca, ne è lasciata aperta solo una, e al momento del mio arrivo mi è stato chiesto dalla security il motivo del mio accesso. Da studente dell’ università di Padova dovrei essere libero di entrare ed uscire non solo da un’ aula studio dell’ateneo, ma da un luogo simbolo del sapere e della libertà accademica. 

«I reati che ci contestano sono danneggiamento dei beni culturali, concorso al reato, manifestazione non autorizzata, addirittura tentato delitto. E questo è assurdo, perché entrare nelle case di cittadine, studenti, persone comuni che cercano solo di esercitare il loro diritto costituzionale a manifestare e protestare, per qualcosa che nemmeno abbiamo fatto è veramente assurdo». Questa volta è Ismaela a prendere il microfono, anch’ella vittima della persecuzione mattutina. «Sono veramente felice di vedere tutte queste persone a darci sostegno – continua –, sento che il fatto che siamo qui tutte insieme è il segno che la repressione non funziona. Anzi, ci rende ancora più forti, perché ci rende più vicine, ancora più connesse dinanzi a una situazione così difficile come l’emergenza più grande che l’umanità abbia mai dovuto affrontare, ovvero l’emergenza climatica».

Una logica intimidatoria

Le misure prese contro gli attivisti di Ultima Generazione appaiono fortemente sproporzionate al tipo di protesta portata avanti. Il fine non può essere che intimidatorio: con tali azioni si cerca non solo di fermare le proteste, ma di dissuadere nuovi attivisti dall’entrare nel movimento. E poco importa se poi, come già successo a Torino, Venezia, nella stessa Padova, accuse e provvedimenti vengono ritenuti infondati.

Nel frattempo gli attivisti devono pagarsi le spese legali, subire provvedimenti come il sequestro di oggetti personali, vivere con la paura, solamente per aver manifestato pacificamente e in maniera non violenta. Le querele temerarie nei confronti dei giornalisti, più o meno, si inseriscono nella stessa logica.  

La testimonianza di un ricercatore dell’Università di Padova, dal profilo X di Ultima Generazione

Un dissenso sempre meno tollerato

In Italia il “dissenso” è sempre meno tollerato e la criminalizzazione di chi cerca di far notare la negligenza del proprio governo rispetto agli impegni presi a livello internazionale è un fatto globale. Amnesty International, non a caso, ha ribadito la sua forte preoccupazione dinanzi al nuovo Decreto contro gli attivisti climatici, convertito in legge a gennaio. Nel sito web della Sezione Italiana del movimento si legge come il doppio binario sanzionatorio e le varie modifiche apportate al codice penale, sono volte “allo sradicamento di determinati movimenti, gruppi e modalità di esercizio del diritto di protesta”.

Alessandro Zan, deputato del Partito Democratico, ha presentato un’interrogazione parlamentare per chiedere conto di quanto avvenuto al Ministro dell’Interno. Mentre Ultima Generazione ha lanciato sui suoi canali social una raccolta fondi per aiutare Ismaela, Fede, Emma, Tania e Davide a sostenere le spese legali. I cinque attivisti sono stati invitati in rettorato dalla rettrice dell’Università di Padova, Daniela Mapelli, che il giorno successivo alle perquisizioni ha ribadito l’impegno dell’ateneo a favore di politiche ‘’sostenibili’’. «Siamo consapevoli dell’attuale criticità ambientale e proprio per questo continuiamo a mantenere alta l’attenzione e a impegnarci sul tema della sostenibilità, cercando di offrire il nostro contributo nel preservare il nostro pianeta per consegnarlo vivibile alle prossime generazioni» ha dichiarato Mapelli. 

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