Parco fotovoltaico a Campo di Marte, ma il quartiere dice «no»

di Saverio Alberini In evidenza Padova Politica
4 minuti di lettura
Il comitato Palestro 30 e lode ha presentato una petizione per chiedere di rivedere il progetto del mega parco fotovoltaico nell'area ex Campo di Marte. Foto pagina Facebook Palestro 30 e lode

Dopo il caso del nuovo hub logistico di Alì nel quartiere Granze (ancora dall’esito incerto), torniamo a parlare di consumo di suolo a Padova. La vicenda risale a qualche mese fa quando Ferrovie dello Stato (FS) aveva abbattuto decine di alberi nell’area ex Campo di Marte (quartiere Palestro) per far posto ad un parco fotovoltaico.

Questo è solo l’inizio di un progetto che prevede la costruzione di 9.500 moduli fotovoltaici direttamente allacciati alle linee ferroviarie e la realizzazione di aree verdi con nuove messe a dimora di alberi nell’ottica di una riqualificazione del quartiere. Difficile capire le caratteristiche specifiche di questo progetto perché il masterplan completo, concordato con il Comune, non è stato ancora presentato. 

La petizione del comitato Palestro 30 e lode

La scelta di FS di partire con l’abbattimento di alberi senza prima aver presentato il progetto completo ha attivato un gruppo di residenti del quartiere che, prontamente, hanno presentato una petizione (che si può leggere qui) per chiedere di rivedere il progetto nella sua interezza.

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La raccolta firme è promossa dal comitato Palestro 30 e lode, che tramite Davide Guerini ci spiega: «Riconosciamo l’importanza delle energie rinnovabili nella transizione ecologica, ma pensiamo che sia sbagliato collocare un impianto di questa portata in un rione densamente popolato e che già non rispetta le normative regionali del verde pubblico pro-capite». Inoltre, aggiunge Guerini: «questo sarebbe l’ennesimo episodio di consumo di suolo, che non gioverebbe ai cittadini del rione, ma esclusivamente al gruppo FS».

La posizione di Legambiente

A condividere le critiche sulla gestione comunicativa è anche Francesco Tosato, presidente di Legambiente Padova, il quale però è meno scettico sulla validità del progetto: «Quell’area è in disuso da anni e il terreno inquinato non lascia spazio a molte possibilità di riqualificazione, per questo l’idea di realizzare un parco fotovoltaico è apprezzabile. Ovviamente c’è bisogno che l’opera venga contestualizzata nel territorio con anche il coinvolgimento dei residenti del quartiere, cosa che finora non è avvenuta».

Tosato aggiunge poi: «In questo caso però è sbagliato parlare di consumo di suolo e paragonare il progetto ad altri casi di cementificazione che purtroppo sono in corso in questa città».

Le criticità del progetto

La complessità della vicenda la rende sicuramente difficile da inquadrare in modo completo, e l’ennesima mancata trasparenza da parte dell’amministrazione non fa altro che peggiorare la situazione. Tuttavia, la vicenda si dimostra fondamentale per capire la direzione che il comune vuole tenere per compiere la tanto pubblicizzata “transizione verde”.

È ormai assodato che le energie rinnovabili dovranno giocare il ruolo principale. Tuttavia, pronunciarsi indiscriminatamente a favore di qualsiasi progetto può risultare controproducente. In questo caso, ad esempio, ci sembra corretto parlare di “consumo di suolo”: in quanto i pannelli fotovoltaici vengono citati esplicitamente nella definizione del termine da parte di ISPRA.

Inoltre, le opere compensative del progetto (messe a dimora e aree verdi pubbliche) risultano insufficienti se si confrontano con il Protocollo d’intesa sottoscritto nel 2019 dal Comune, il quale prevedeva per l’intera area ex-Campo di Marte un’opera di verde pubblico.

L’amministrazione dovrebbe quindi chiarire una volta per tutte cosa intende quando pensa ad una Padova “più verde”. La transizione può avvenire in molti modi diversi, in ogni caso non dovrebbe essere imposta dall’alto, ma piuttosto coinvolgere i cittadini che la città la vivono tutti i giorni.

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