Venezia, Ultima Generazione riempie la libreria Marco Polo

di Luca Cesaro Politica Venezia
3 minuti di lettura
Ultima generazione a Venezia. Foto di Luca Cesaro

Ultima Generazione, movimento ambientalista di disobbedienza civile non violenta, ospite della libreria veneziana Marco Polo ha inaugurato la primavera con una presentazione “sold out” il 21 marzo. 

Ad aprire le danze, Leonardo: un ragazzo con gli occhiali tondi, in camicia e dai capelli lunghi, gentile e preoccupato di mettere ciascuno a proprio agio. Per conoscerlo è sufficiente cercare in rete “O vi spostate o vi spostate Valsugana”: fra i video, il risultato sarà un TikTok da oltre due milioni di visualizzazioni in cui lui figura come il protagonista del blocco dell’omonima statale. 

Il linguaggio con cui presenta l’ultimo, catastrofico, report dell’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change) è altrettanto contrastante: intreccia una narrazione tecnico-scientifica ad assolutismi e a un vocabolario esplicito. Se non riduciamo le emissioni di gas serra, se non devolviamo finanziamenti a misure di adattamento, allora «creperemo», «verremo sterminati», assisteremo al «più grande genocidio» dovuto al calore – sottolinea come dagli 1,1 gradi di oggi non siamo più diretti ai 2,5, ma ai nuovi, tragici, 3,5 – alle guerre, alla mancanza d’acqua, di cibo e d’energia. Si tratta, conclude, di «una condanna a morte legale» che va ostacolata per «creare un nuovo mondo»: questa è «la missione della nostra generazione».

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Sedutosi Leonardo, è il turno di Giulia, seconda attivista. I commenti sotto il TikTok virale sono quasi tutti negativi e condannano il blocco stradale. A ben guardare, tutte le azioni intraprese da Ultima Generazione hanno causato sdegno, tanto che ci si chiede se la loro campagna di comunicazione non provochi un effetto boomerang: come fermare il traffico o lanciare vernice su quadri o monumenti può generare simpatia?

È Giulia a rispondere: «Dare fastidio funziona». Funziona eccome, il TikTok non è che la punta dell’iceberg: l’intera vicenda mediatica è esplosa a seguito dei sit-in e degli imbrattamenti – dal pubblico una voce conferma di aver voluto presenziare a seguito del «casino» a Palazzo Madama. Inoltre, se nel 2021, anno della fondazione di Ultima Generazione, gli attivisti in azione erano sei, oggi sono un centinaio. C’è bisogno di attirare l’attenzione con ogni mezzo, di far capire che quella in atto è un’emergenza e che non c’è tempo da perdere: «Si diventa attivisti perché non c’è altra opzione», spiega. Il punto è che «non importa essere odiati o amati: bisogna far cambiare le cose». 

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