La critical mass dei comitati critici sul Tav a Vicenza ha portato in strada 100 persone, domenica 7 aprile, a macinare 10 chilometri sulle tracce dei cantieri per la ferrovia ad alta velocità, il cui avvio è previsto nei prossimi mesi. Una manifestazione allegra e inclusiva, con persone di ogni età e su mezzi di ogni genere, dalle bici ai tandem, dalle carrozzine elettriche alle cargo bike con sound system incorporato.
Da piazza Matteotti, luogo della partenza alle 17.30, la carovana ha attraversato corso Palladio, tra lo struscio del weekend e i palazzi della politica locale, per poi imboccare il trafficato asse di corso San Felice, viale San Lazzaro e viale Verona, bloccando diverse rotatorie.
Ponte Alto e il traffico
Prima tappa alla fine dell’asse, a Ponte Alto, asse nevralgico del traffico cittadino e provinciale. Al megafono i promotori hanno sottolineato come la chiusura del cavalcavia e cavalcaferrovia della tangenziale, che la società che gestisce l’appalto Iricav Due, dovrà rifare completamente, provocherà una chiusura totale al traffico di un anno e mezzo. È stata infatti di recente respinta la proposta alternativa promossa dalla Provincia per “salvare” almeno una corsia costruendo un nuovo viadotto più a ovest.
Il bosco all’ex Lanerossi e il sottopasso
Poi il corteo di biciclette è tornato indietro e ha “scalato” il cavalcavia Ferreto de’ Ferreti – di cui è previsto l’abbattimento, per essere sostituito da un nuovo cavalcavia più a est e da un sottopasso a ovest –, approdando nel quartiere Ferrovieri e svoltando a destra verso il prato esterno alla fabbrica ex Lanerossi.
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Seconda tappa e megafono, in via Alessandro Rossi: negli spazi esterni all’edificio di archeologia industriale di proprietà di un privato, abbandonato da circa 30 anni, è cresciuto un bosco urbano spontaneo di circa 11 mila metri quadri.
Proprio qui è prevista la costruzione di un’area di cantiere, radendo al suolo il polmone verde. Il cantiere servirà a costruire una nuova strada ad alto scorrimento che, partendo alcune centinaia di metri più a sud da viale dell’Industria, passerà sotto i binari (raddoppiati da 2 a 4) per sbucare in viale Verona. Tra gli “effetti collaterali”, l’abbattimento dell’ex Bocciodromo comunale, che da 13 anni è un centro sociale giovanile.
Gli alberi di via Maganza e la rotatoria volante
Di nuovo in sella, proseguendo a est e, poco prima del ponte sul fiume Retrone, nuovo stop in via Maganza, che collega i Ferrovieri al centro storico e alla stazione ferroviaria. Un bosco con alberi ad alto fusto e il vicino prato sono destinati a sparire per lasciare spazio a una grande rotatoria sospesa che darà accesso a un cavalcaferrovia che condurrà all’area dell’attuale stazione degli autobus, in viale Milano.
Nel prato, a cui si accede da via Ca’ Alte, alcuni attivisti hanno piantato un acero campestre, specie popolarmente chiamata anche “oppio”. Un cartello ora segnala l’alberello come “oppio del popolo”.
Viale Risorgimento, la strozzatura
Risalendo le vie Maganza e Fusinato, si raggiunge quindi viale Risorgimento, strada a 4 corsie che fa da spartiacque tra il centro storico e il colle di Monte Berico. Sotto, in trincea, scorrono i binari: sono già 4, perché ai due della linea Milano-Venezia qui si aggiungono quelli delle linee verso Schio e Treviso. Dovevano diventare 6, secondo i piani del progetto Tav, ma il paradosso, spiega dal megafono un’esponente dei comitati, è che l’allargamento qui è impossibile, per questioni di spazio e anche per un vincolo posto dalla Soprintendenza.
Il risultato? Il rischio è che due binari saranno dedicati “in esclusiva” ai treni ad alta velocità, e gli altri due dovranno essere spartiti tra il traffico per Milano, per Venezia, per l’Alto Vicentino e Treviso, con conseguenti rallentamenti dovuti ai tempi di attesa. “Sarà un collo di bottiglia di 600 metri per i treni locali, oltre al danno la beffa” commentano. Eppure tra le promesse dell’opera c’è proprio quella di liberare i binari per incrementare il traffico dei treni locali.
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