Sicurezza stradale, i comuni al governo: stop al disegno di legge

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Una bicicletta in città. Photo by Jackie Alexander / Unsplash

Gli assessori alla mobilità e all’ambiente di Bergamo, Brescia, Verona, Vicenza e Padova, tutte città guidate dal centrosinistra, chiedono al governo un dietrofront sul disegno di legge di riforma del Codice della Strada in discussione in Parlamento. La riforma, voluta dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini, è stata criticata dalle associazioni che promuovono la mobilità sostenibile perché renderebbe più complicata la vita ai comuni che intendono realizzare piste ciclabili e introdurrebbe obblighi onerosi, ad esempio per i monopattini che dovranno dovranno essere dotati di targa e assicurazione Rc e guidati da persone che indossino il casco.

In una lettera congiunta gli assessori chiedono «al governo di ripensarci» e affermano: «La sicurezza stradale di pedoni e ciclisti non ha colore politico. Il testo va rivisto prima che sia troppo tardi». Per il comune di Bergamo la lettera è firmata da Stefano Zenoni, assessore all’ambiente e alla mobilità, per Brescia da Federico Manzoni, vicesindaco e assessore alla mobilità, e Camilla Bianchi, assessora all’ambiente, per Verona da Tommaso Ferrari, assessore all’ambiente e alla mobilità, per Vicenza da Sara Baldinato, assessora all’ambiente, e da Cristiano Spiller, assessore alla mobilità, per Padova da Andrea Ragona, assessore all’ambiente e alla mobilità

Il ddl andrebbe secondo i firmatari in senso opposto agli esempi virtuosi di moderazione del traffico, «indebolendo la convivenza tra i diversi utenti della strada e non intervenendo sulla prevenzione delle principali cause di incidenti, su tutte la velocità eccessiva delle auto».

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Soprattutto, secondo gli amministratori, il provvedimento «limita pesantemente l’autonomia di azione delle amministrazioni comunali, prevedendo l’intervento del Ministero per ogni decisione che riguarda la progettazione e realizzazione di piste ciclabili, di zone a traffico limitato e di aree a basse emissioni, aree pedonali e aree di sosta nelle città, comportando di fatto lo stop all’introduzione, da parte degli enti locali, di strumenti utili a potenziare la sicurezza stradale».

Gli assessori dei cinque capoluoghi veneti e lombardi esprimono «forte preoccupazione per questa riforma del Codice della strada che riduce il ruolo dei Comuni nel realizzare nuove strutture per la mobilità dolce, guarda in maniera semplicistica al tema della sicurezza stradale e compie numerosi passi indietro rispetto agli obiettivi di sostenibilità ambientale da raggiungere anche attraverso la mobilità ciclabile e la moderazione del traffico».

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