Tav, il 30 settembre Vicenza in piazza per la moratoria

di vez In evidenza Politica Vicenza
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La conferenza stampa di lancio della manifestazione del 30 settembre. Foto Giulio Todescan

Una manifestazione a Vicenza sabato 30 settembre contro il progetto Tav e “per la difesa dell’ambiente e della salute”: a lanciarla un gruppo di comitati e associazioni uniti nel chiedere una moratoria al progetto di attraversamento della città da parte della ferrovia ad Alta velocità – i cui contorni avevamo riassunto qui – che prevede almeno 9 anni di cantieri in pieno ambito urbano, abbattimenti, espropri e nuove opere stradali come cavalcaferrovia e sottopassi.

Per lanciarla hanno scelto un luogo simbolico: il parco di campo marzo, di fronte alla stazione, dove in questi giorni è allestito il tradizionale luna park per la festa patronale dell’8 settembre. «Quest’anno le giostre, l’anno prossimo le ruspe?» lo striscione esposto durante la conferenza stampa. La manifestazione è convocata da Gruppo Tav Perché Vicenza Est, Comitato dei Ferrovieri, Comitato RispettiAMO Vicenza – Stanga, Associazione Caracol Olol Jackson e Centro Sociale Bocciodromo (ma si stanno raccogliendo nuove adesioni di gruppi e singoli alla mail tavpercheviest@gmail.com) per le ore 16 del 30 settembre e sarà formata da due cortei, uno con partenza dalla zona est della città e uno dalla parte occidentale, che dovrebbero confluire nell’area di Borgo Berga.

L’opzione zero: Vicenza ambito di stazione

«Mi occupo professionalmente di gestione di progetti e sono abituato a valutarne le criticità e le possibili alternative – afferma Daniele Mantiero per il neonato comitato del quartiere Ferrovieri, il più colpito dal primo lotto dell’attraversamento della città, l’unico di cui esiste un progetto definitivo –. Questo progetto per noi non ha nessun senso, è vecchio di 30 anni e quando sarà completato ne avrà accumulati 45, e comporta danni oggettivi per la salute, l’ambiente, il traffico e produce ulteriore cementificazione del territorio. Questi progetti normalmente non rispettano i costi né i tempi. Se i soldi in qualche modo si trovano, basta toglierli alle infrastrutture ferroviarie del Sud per esempio, i tempi restano un’incognita. Cerchiamo di promuovere alternative tecnologiche che permettano di garantire il passaggio di treni ad alta velocità e capacità senza rendere tutta la città un enorme cantiere».

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Ma che cos’è la «soluzione tecnologica» prospettata dai promotori della manifestazione? «Crediamo che l’unica soluzione ragionevole per la città di Vicenza – si legge nell’appello diffuso oggi – sia l’opzione zero, che significa considerare l’intera città come un ambito di stazione, applicando sui binari esistenti sistemi tecnologici di controllo del traffico (ERTMS) per aumentarne la capacità di trasporto. Si tratta di una soluzione possibile, largamente utilizzata da Ferrovie dello Stato Italiane, senza demolire, scavare, cementificare e inquinare».

I rischi per la salute e per il paesaggio

Francesco Bertola, medico dell’Isde – Associazione Medici per l’Ambiente di Vicenza, sottolinea le conseguenze per la salute pubblica: «Siamo molto preocupato perché il cantiere sarà molto grande e alzerà molta polvere e pulviscolo – dice Bertola –. Vicenza già sfora i tetti di legge per le polveri sottili nell’aria e la stessa RFI dice che aumenteranno. Se useranno l’acqua per portare a terra le polveri cadremo dalla padella alla brace perché l’acqua del sottosuolo è inquinata da Pfas, che verranno vaporizzati e diffusi nell’aria». Il medico suggerisce di ripensare il progetto effettuando una valutazione di impatto sanitario, per esempio seguendo il protocollo Envision, un sistema di rating che misura l’impatto delle grandi infrastrutture.

Da parte sua Romana Caoduro, presidente dell’associazione Civiltà del verde, mette l’accento su «un progetto che dimentica che Vicenza è un sito Unesco. Proteggere questo sito non vuole dire non fare nulla, ma mantenere in equilibrio tra sostenibilità, conservazione e progresso. Già nel 2017 una missione Unesco affermò che alcune opere mettevano in pericolo l’integrità del sito, che non è fatto solo di palazzi, ma di monumenti inseriti in un contesto. Se intacchiamo questo contesto, colpiamo il nostro patrimonio. Avremo barriere alte 9 metri attorno ai binari, che deturperanno il paesaggio, e come sarà risolto il nodo di viale Risorgimento? Chiediamo agli enti culturali della città e del mondo intero di unirsi a noi».

Le accuse alla politica

Infine Angela Rotella del Gruppo Tav Perché Vicenza Est chiede conto alla politica locale. «Se un’opera fa male bisogna fermarla e pretendere che la politica cambi questo progetto – sostiene –. A chi sembra che l’interesse della città non lo abbia fatto né l’amministrazione di Achille Variati che questo progetto ha voluto, né quella di Francesco Rucco che è stato in silenzio per cinque anni, e neanche l’amministrazione Possamai, che non ha portato a casa la modifica e soprattutto quello che serviva alla città, la moratoria per riparlare del progetto. Chiediamo a tutti i cittadini indipendentemente dal voto che hanno dato alle ultime elezioni amministrative, di unirsi per difendere la città».

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