Un approccio basato sui diritti umani per la protezione dell’ambiente?

di Oriel Wagner In evidenza Politica
11 minuti di lettura
Il simbolo delle Nazioni Unite a New York. Photo by Bernd Dittrich / Unsplash

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IT – La crisi ambientale, una minaccia che non rispetta i confini nazionali

Già nel 1900, pochi anni dopo la Conferenza di Berlino che portò alla distribuzione di parti dell’Africa alle potenze coloniali, furono avviati i primi trattati con norme per la regolamentazione della fauna selvatica attraverso le aree protette. Era l’alba del diritto ambientale internazionale.

Quasi un secolo dopo, l’adozione nel 1991 della Convenzione sulla valutazione dell’impatto ambientale in un contesto transfrontaliero (Convenzione di Espoo) segnò l’inizio di una nuova consapevolezza: la crisi ambientale è una minaccia globale che non rispetta i confini nazionali. Pertanto, i governi devono scongiurare questo pericolo informandosi e consultandosi reciprocamente sui principali progetti che potrebbero avere effetti ambientali negativi a livello internazionale.

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Poiché la crisi ambientale non conosce confini, non dovrebbe conoscerne nemmeno la protezione. Per questo motivo, un approccio adeguato alla protezione dell’ambiente sembra essere quello di considerarla attraverso la lente dei diritti umani, diritti che sono per definizione universali.

Il 28 luglio 2022, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che riconosce il diritto a un “ambiente pulito, sano e sostenibile” come un diritto umano. Originariamente presentato da Costa Rica, Maldive, Marocco, Slovenia e Svizzera, il testo è stato formulato in modo da riguardare l’intero pianeta. Il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha spiegato che questo diritto sarebbe fondamentale per affrontare la cosiddetta “tripla crisi planetaria”, ovvero le tre principali minacce ambientali interconnesse che l’umanità si trova attualmente ad affrontare: il cambiamento climatico, l’inquinamento e la perdita di biodiversità. Poiché i danni ambientali hanno impatti negativi diretti e indiretti sull’effettivo godimento di tutti i diritti umani, un ambiente pulito, sano e sostenibile non è solo un diritto umano in sé, ma anche una condizione per garantire a lungo termine tutti gli altri diritti umani.

Il fallimento dello “Stato di diritto ambientale” 

Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP), lo Stato di diritto è “un principio di governance in cui tutte le persone, le istituzioni e le entità, pubbliche e private, […] sono tenuti a rispettare leggi che […] sono coerenti con le norme e gli standard internazionali sui diritti umani”. Lo Stato di diritto ambientale integra le esigenze ambientali con gli elementi essenziali dello Stato di diritto, e quindi sottolinea la sostenibilità ambientale collegandola ai diritti e agli obblighi fondamentali.

Tuttavia, nel Primo Rapporto Globale sullo Stato di diritto ambientale pubblicato dall’UNEP nel 2019, questo principio sembra avere una scarsa applicazione, nonostante la grande crescita delle leggi a tutela dell’ambiente.

Inoltre, come affermato dall’Interpol e dall’UNEP, l’abuso dell’ambiente è la quarta attività criminale al mondo, il che rende il crimine ambientale una preoccupazione crescente.

Infine, la categoria di difensori dei diritti umani più a rischio è quella dei difensori dell’ambiente. Secondo l’ultimo rapporto sul numero di uccisioni di difensori dell’ambiente pubblicato da Global Witness, nel 2021 sono stati uccisi 200 difensori della terra e dell’ambiente, quasi quattro persone a settimana.

Quindi, gli strumenti del diritto internazionale non sembrano sufficienti a garantire la protezione dell’ambiente. Ci si può chiedere se non sia necessario conferire uno status giuridico non solo agli esseri umani, come avviene nella prospettiva dei diritti umani, ma anche alla natura.

Il movimento per i diritti della natura: quando gli ecosistemi hanno una posizione giuridica

Il movimento per i diritti della natura si propone di uscire dalle limitazioni umane degli attuali sistemi giuridici, creando un sistema di giurisprudenza che tratti la natura non come una semplice proprietà da sfruttare, ma come un’entità portatrice di diritti.

Ad esempio, il fiume Magpie, precedentemente minacciato dallo sviluppo di dighe idroelettriche, è il primo fiume in Canada a cui è stata riconosciuta la personalità giuridica. Tra i suoi nove diritti, il fiume Magpie ha ora il diritto di scorrere, di mantenere la biodiversità, di essere libero dall’inquinamento e persino di fare causa.

In conclusione, sembra essenziale adottare un approccio universale alla protezione dell’ambiente. Tuttavia, i diritti umani si stanno rivelando troppo incentrati sull’uomo per essere veramente efficaci, il che ha aperto la strada alla riflessione sui diritti della natura.


EN – The environmental crisis, a threat that does not respect national borders

As early as 1900, a few years after the Berlin Conference leading to the distribution of parts of Africa to colonial powers, the first treaties with standards for regulating wildlife through protected areas were initiated. This was the dawn of international environmental Law.

Almost a century later, the adoption in 1991 of the Convention on the Environmental Impact Assessment in a Transboundary Context (Espoo Convention), marked the beginning of a new awareness: the environmental crisis is a global threat that does not respect national borders. Therefore, governments have to avert this danger by notifying and consulting each other on major projects that might have negative environmental effects across borders.

As the environmental crisis knows no borders, neither should its protection. This is why an adequate approach to environmental protection appears to be its consideration through the lens of human rights, rights that are by definition universal.

On 28 July 2022, the United Nations General Assembly passed a resolution recognizing the right to a “clean, healthy and sustainable environment” as a human right. Originally presented by Costa Rica, the Maldives, Morocco, Slovenia and Switzerland, the text is formulated in a way as to concern the whole planet. The UN Secretary General António Guterres explained that this right would be crucial to tackle what is known as the “triple planetary crisis”, the three main interlinked environmental threats currently faced by humanity: climate change, pollution and biodiversity loss. Environmental damages having direct and indirect negative impacts for the effective enjoyment of all human rights, a clean, healthy and sustainable environment is not only a human right in itself, but also a condition for the guaranteeability on the long term of all other human rights.

The failure of the Environmental Rule of Law 

According to the UN Environment Program (UNEP), rule of law is “a principle of governance in which all persons, institutions and entities, public and private, […] are accountable to laws that […] are consistent with international human rights norms and standards”. Environmental rule of law integrates environmental needs with the essential elements of the rule of law, and therefore underlines environmental sustainability by connecting it with fundamental rights and obligations.

However, in the Environmental Rule of Law First Global Report published by the UNEP in 2019, this principle appears to have a poor enforcement, despite a great growth in laws to protect the environment.

In addition, as stated by Interpol and the UNEP, abuse of the environment is the fourth largest criminal activity in the world, making environmental crime a growing concern.

Finally, the most at-risk category of human rights defenders are environmental defenders. According to the latest report on the number of killings of environmental defenders published by Global Witness, 200 land and environmental defenders were killed in 2021 – nearly four persons a week.

Thus, international Law instruments do not seem sufficient to ensure the protection of the environment. We can therefore wonder whether it might be necessary to confer legal status not only to humans, as is the case with the human rights perspective, but also to nature.

The Rights of Nature movement is aiming at breaking out of the human-centered limitations of current legal systems by creating a system of jurisprudence that treats nature not as mere property to be exploited, but as a rights-bearing entity.

For instance, the Magpie River, previously threatened by hydroelectric dam development, is the first river in Canada to be granted legal personhood. Among its nine rights, the Magpie River has now the rights to flow, to maintain biodiversity, to be free from pollution, and even to sue.

To conclude, it seems essential to adopt a universal approach to environmental protection. However, human rights are proving to be too human-centered to be truly effective, which has paved the way for reflection on the rights of Nature.


Fonti / Sources

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