Neorurali/8. Oddkin, floricoltura e floral design ai bordi della città

11 minuti di lettura
Margherita Ferrari. Photo by Oddkin

La giovane età e l’avvicinarsi alla terra senza provenire da generazioni di contadini sono aspetti che delineano identità neorurali e che compaiono anche in Margherita Ferrari. Eppure il suo progetto Oddkin, uno studio di design floreale nel quartiere di San Pio X, nella città di Vicenza, e allo stesso tempo una flower farm alle sue porte, traccia nuovi confini che varcano quelli tradizionali della ruralità e si immergono in quelli della città, fornendo dei servizi che mescolano arte e fioricoltura sostenibile. Abbiamo intervistato Margherita, per farci raccontare cos’è per lei Oddkin e cosa vuol dire essere una giovane fioricoltrice e floral designer nei pressi di Vicenza.

Puoi spiegarmi brevemente cos’è Oddkin? Quando e dove è iniziato? Coinvolge altre persone?

Oddkin è un progetto di floricoltura e floral design sostenibile. Personalmente, considero sia nato nel 2021. In realtà avevo già in corso un altro progetto che poi è finito, quindi diciamo che non è la mia prima esperienza di coltivazione e non è la mia prima esperienza di coltivazione con i fiori, ma con Oddkin ho iniziato a focalizzarmi esclusivamente su questo. 

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Il primo terreno su cui ho coltivato, sul quale coltivo tuttora, è un grande giardino privato che appartiene alla famiglia di una mia amica. Ho iniziato a coltivare lì dopo aver improvvisamente perso l’accesso al terreno sul quale lavoravo in precedenza. A fronte del fatto che si tratta di un terreno con una componente di instabilità, visto che potrebbe essere venduto ad un certo punto, e della presenza di altre dinamiche della mia vita personale che sono incontrollabili, ho pensato di trovare finalmente della stabilità: un terreno che potesse essere mio a lungo termine. Quindi ho usato un’eredità che ho ricevuto per comprare anche un terreno che si trova appena fuori Vicenza, a Cavazzale.

All’inizio ero solo io, anche se chiaramente avevo persone che mi davano una mano in maniera informale. Da quest’anno, per una serie di casi fortuiti, ho iniziato a collaborare con Maxine, che mi sta aiutando sia sul fronte della produzione agricola, che su quello del floral design. È una sorta di collaboratrice a tuttofare e questo mi sta aiutando moltissimo a espandere le attività dello studio che altrimenti sarebbero state impossibili da gestire da sola. 

Cosa intendi con floral design?

Per me, floral design è quel ramo più artistico del mondo dei fioristi. È un po’ diverso dall’essere un fiorista con un negozio, il cui lavoro secondo me è più prossimo all’artigianato. Il floral design, perlomeno nell’accezione che gli conferisco io, è più prossimo ad un lavoro artistico.

Lavoro a servizio di un cliente e lavoro tanto con allestimenti per matrimoni soprattutto, in cui faccio il possibile per produrre la maggior parte dei fiori utilizzati.

Una composizione floreale. Photo by Oddkin

Penso non sia scontato associare la produzione di fiori alla campagna e all’essere contadini. Tu come ti posizioni a riguardo? Ti consideri una una neururale?

Devo dire che è una domanda che mi sono posta varie volte nel corso degli ultimi anni. Prima di fondare Oddkin, quando appunto mi stavo dedicando al progetto precedente che era più focalizzato sulla produzione di ortaggi, mi vedevo come neorurale e avevo anche abbracciato certi concetti che vedevo in piccole o micro aziende agricole della zona e all’estero, specialmente di persone che avevano un background più simile al mio piuttosto che quello di contadini da generazioni. 

Ora non mi vedo più come una neorurale. Forse lo scarto è stato proprio il momento in cui ho comprato della terra. C’è ancora quella componente di difficoltà e soprattutto di rischio economico che potrebbe portarmi a pensarmi come neurorale, tuttavia la narrazione intorno a chi come me coltiva fiori ispirandosi al movimento delle nuove flower farm e si focalizza su piante perenni non è quella dei neururali, e quindi ho smesso di pensarmi tale, in automatico.

Hai accennato che il tuo background è un po’ diverso. Come sei arrivata a ad avere una flower farm?

Ero distante dagli ambiti dell’agricoltura, non avendo né terra di famiglia né familiari che lavorino o che abbiano lavorato in quegli ambiti. Tuttavia, finite le superiori, mi è venuta l’idea di iscrivermi ad agraria. Tutte le persone a cui ho riferito questa cosa mi dicevano che non aveva senso studiare agraria se non avevo terra e quindi me la sono un po’ messa via e ho studiato sociologia. Solo che questa cosa è diventata una specie di ossessione in background che cresceva sempre di più. Le due tesi che ho fatto in triennale e in magistrale avevano a che fare con l’agricoltura, con la coltivazione, con l’essere senza terra e dunque con temi che poi ho capito a posteriori dove mi stavano portando. Dopo l’università ho fatto una serie di lavori molto distanti da quel tema: per un periodo ho fatto ricerca di mercato e in seguito ho fatto il servizio civile al MUSE a Trento dove ho imparato a insegnare la robotica educativa, un lavoro che ho portato avanti per svariati anni. Ad un certo punto, precisamente quando è iniziata la pandemia, ho deciso di intraprendere un percorso di coltivazione, compatibilmente col fatto che avremmo avuto accesso a questo terreno che poi ho perso un anno e mezzo dopo.

Margherita Ferrari nella sua flower farm. Photo by Oddkin

Cosa vuol dire essere una giovane fioricoltrice a Vicenza? 

Secondo me, quello che faccio è talmente strano per la maggior parte delle persone che non hanno punti di riferimento e quindi tendono a prendere le cose come vengono, senza tante pressioni e aspettative.

Riguardo l’età, io comunque ho 36 anni e non mi considero neanche così giovane, però effettivamente la gente mi descrive come una giovane imprenditrice e in generale mi fa commenti positivi. 

Mentre per il fatto di essere a Vicenza, penso di aver trovato un equilibrio. Attualmente il mio terreno è a Cavazzale e il mio studio di design è a San Pio X, una zona molto popolata, e ciò risponde alla mia volontà di essere nella zona urbana e di offrire i miei servizi in città. Nel lungo processo di cercare terra nel circondario di Vicenza, mi sono trovata di fronte all’opzione di spostarmi dei chilometri più fuori, in cui il costo della terra sarebbe stato più basso. Ciò avrebbe reso impossibile e insostenibile conciliare la doppia componente della parte agricola e della floral design che adesso mi caratterizza. Ora mi considero una persona che opera in una fascia periurbana. Considerando il mio background informale e la mia tendenza costante a coltivare in città, la mia posizione un po’ promiscua mi sembra un buon punto d’arrivo.

Da cosa è caratterizzata la tua produzione di fiori? Cosa la rende speciale e cosa la rende sostenibile?

Una questione è quella della diversificazione, nel senso che io produco tantissime essenze diverse. Mentre tradizionalmente le floricolture si focalizzano su alcune cose, il che ha senso a livello di efficientamento ed economico, il modello delle flower farm è più orientato all’idea di coltivare tante cose, cioè tante essenze diverse. Sia per poterle usare nella parte del design sia perché le persone che scelgono di avere una flower farm sono a volte smaniose di coltivare più varietà diverse possibili. Quest’ultimo aspetto può essere problematico, specialmente all’inizio, quando non si sa calcolare quanto certi tipi di fiori saranno redditizi, per esempio, oppure in termini di sostenibilità. 

Io non ho la certificazione biologica, però seguo i disciplinari del biologico e cerco di andare oltre, di fare un po’ di più, coltivando per esempio fiori che possono fare un servizio ecosistemico o fiori che sono utili per gli insetti pollinatori. Mi rendo anche conto che coltivando su superfici ridotte l’impatto dal mio punto di vista è limitato, ma comunque faccio del mio meglio. 

Flower design. Photo by Oddkin

Hai dei progetti futuri che vuoi condividere in questa intervista?

Adesso sto lavorando a tante cose diverse. Quest’anno, l’idea è di ampliare l’offerta di workshop dello studio. Includendo anche dei workshop legati proprio alla coltivazione, nello specifico di piante da fiore reciso, cosa che l’anno scorso non potevo fare perché non avevo gli spazi adatti. Questo per me è molto bello. Oltre a ciò, quest’anno ho un calendario fitto di matrimoni che era quello che speravo succedesse.

Quali sono i fiori che hai al momento?

In questo periodo dell’anno stanno iniziando a fiorire le prime bulbose. Questa settimana ad esempio sono fioriti i primi volumi consistenti di narcisi e ho visto che stanno partendo anche i tulipani precoci. Diciamo che ogni settimana ha le sue specificità. Le varietà sono tantissime, non possono stare in una lista.

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