Protesta degli agricoltori, Aiab non “sale sul trattore” anti-Green Deal

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Farmers protest in Bruxelles, February 2024. Photo by Marcel Rijkelijkhuizen

La protesta degli agricoltori non si ferma neanche in Veneto. Il 28 febbraio trecento trattori da tutte le province della regione si sono riuniti a Silea, nei pressi dell’uscita di Treviso Sud dell’autostrada A27. Nei giorni precedenti era stata la volta di Padova e Rovigo ad assistere a sfilate, manifestazioni e appelli. Le richieste degli agricoltori, che da Bruxelles a Roma denunciano costi di produzione elevati e prezzi troppo bassi, mettono in luce problemi reali, ma le vere soluzioni a questa “crisi” non sono quelle che in molti prospettano, dall’abbandono della transizione green a un libero utilizzo di pesticidi e fertilizzanti. È quanto pensa Stefano Bianchi, presidente per il Veneto di Aiab, l’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica, che comprende, ma non sposa la protesta.

Il dietrofront dell’Europa

«Non possiamo salire sullo stesso trattore di chi denuncia le politiche green dell’Unione europea» fa notare Bianchi parlando con Vez. «Con tanta amarezza abbiamo visto come si sono rimangiati quattro anni cinque anni di proclami e di strategie. Proprio perché adesso ci sono le elezioni».

Il riferimento è all’annuncio del ritiro da parte della Commissione europea della proposta sull’uso sostenibile dei pesticidi. Bianchi spiega che la rabbia degli agricoltori «sicuramente è giusta» però Aiab, come associazione che promuove l’agricoltura biologica, le sue battaglie non le farà mai «contro chi porta avanti delle politiche che sono per la riduzione dei pesticidi, per far riposare il terreno a beneficio della biodiversità. Non fa parte dei nostri valori e dei nostri principi».

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Quello dei produttori biologici è insomma un sì convinto a un’agricoltura meno inquinante, a un limite all’uso della chimica e ben venga anche l’obbligo a non coltivare il 4% dei terreni per accedere ai fondi comunitari. Tuttavia, la Politica agricola comune (Pac), che vale il 30% del bilancio dell’Unione europea, e contro la quale si sono scagliate diverse manifestazioni, va comunque migliorata, sostiene Aiab, perché la stragrande maggioranza dei fondi finisce alle grandi aziende dell’agribusiness e contribuisce a replicare un sistema di produzione industriale che sta mostrando tutte le sue crepe.

Il nodo dei prezzi

Per quanto riguarda il nodo dei prezzi, e in particolare l’ampia forbice tra il costo al dettaglio del prodotto e quanto guadagnano gli agricoltori, Bianchi ammette che è un tema serio, ma anche una questione di filosofia e scelte: «Se come canale di vendita ti affidi alla grande distribuzione organizzata anche quello non può portare ad una valorizzazione del tuo lavoro, anzi».

Aiab, che rappresenta sia coltivatori che consumatori, da sempre invece lavora per favorire la filiera corta dei soci sia con eventi di piazza, sia con i mercati che con gli spacci, spiega ancora Bianchi. «La grande distribuzione ha le sue logiche non mi aspetto che dall’oggi al domani si metta nei panni dei piccoli agricoltori o comunque si faccia carico dei loro problemi». 

Favorire le reti di piccoli agricoltori e consumatori

Nemmeno l’assistenzialismo della politica, nazionale o europea che sia, può però alla lunga funzionare, ritiene Bianchi. Nell’idea di Aiab servirebbe piuttosto favorire maggiormente le reti di piccoli agricoltori, in modo che i singoli non rimangano più l’anello debole della filiera, in balia del mercato. Il rischio, altrimenti, è che si trovino «da soli con i loro problemi e con il cambiamento climatico che fa salire i prezzi e calare i margini».

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Se nel biologico i margini erano diversi perché i consumatori sceglievano di premiare prodotti più costosi, ma coltivati in modo naturale e a chilometro zero, ora anche per le aziende che fanno vendita diretta i problemi si vedono, continua ancora Bianchi. «Nei momenti di crisi è il carrello della spesa che ne risente per primo».

Ecco allora che una buona promozione dell’agricoltura rispettosa dell’ambiente potrebbe dare più risultati rispetto a fondi a pioggia: «Più che chiedere degli aiuti per gli agricoltori io alla politica domanderei dei contributi e delle azioni per informare e sensibilizzare i consumatori». Secondo il presidente di Aiab Veneto questo sarebbe «veramente innovativo, perché bisogna far crescere un certo tipo di cultura e di sensibilità». Coinvolgendo tutti, dalle scuole alle mense, dalle associazioni di categoria alle amministrazioni. Solo così si può innescare un meccanismo virtuoso di cui possono beneficiare l’ambiente e i consumatori.

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