Grave di Ciano: bocciati i ricorsi, le casse di espansione si faranno

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Le grave di Ciano. Foto di Guido Andolfato / Flickr

Bocciati i ricorsi al progetto delle casse di espansione sul Piave presentati dal Comune di Crocetta del Montello e da altre sette amministrazioni trevigiane. Il Tribunale delle Acque di Roma il 4 marzo li ha dichiarati inammissibili dando il via libera definitivo alla costruzione di un bacino di laminazione sulle Grave di Ciano per proteggere i comuni rivieraschi dai rischi di un’esondazione del fiume.

La sindaca vede il bicchiere mezzo pieno

I comuni rivieraschi avevano presentato ricorso l’anno scorso contro la Regione Veneto, il Ministero dell’Ambiente e la Presidenza del Consiglio dei ministri chiedendo l’annullamento della delibera regionale 302 e della 3 dell’Autorità di Bacino Distrettuale delle Alpi Orientali, che hanno dato il via all’iter progettuale delle casse di espansione a Ciano del Montello. Il progetto, secondo i comuni e i comitati ambientalisti era obsoleto, da solo non sufficiente e avrebbe comportato un grande impatto ambientale in una zona ricchissima di fauna e flora selvatiche.

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L’attesa sentenza ha però riconosciuto la valenza ambientale e paesaggistica del sito e la necessità di un confronto interistituzionale in sede di progettazione e la sindaca leghista di Crocetta del Montello, Marianella Tormena, per questo motivo vede il bicchiere mezzo pieno. Secondo una nota diramata dal Comune la sentenza «non ferma l’impegno dell’Amministrazione comunale a salvaguardia di un’area ambientale e paesaggistica di alto pregio, che rappresenta un terzo della superficie comunale». Il pronunciamento, continua la dichiarazione, sancisce in verità «un importante elemento che conferma la bontà di quanto sostenuto». 

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Inoltre, la sentenza del Tribunale delle Acque mette nero su bianco che lo studio di fattibilità su cui si basa l’attuale impostazione casse «è meramente propedeutico e strumentale» alla progettazione, «nel cui ambito s’esperisce la verifica di compatibilità delle opere progettate sotto il profilo paesaggistico ed ambientale del sito in cui esse ricadono».

In poche parole il valore dell’area – Sito di Importanza Comunitaria e Zona Speciale di Conservazione – verrà valutato in seguito.

L’AREA INTERESSATA DAL PROGETTO DEL BACINO DI LAMINAZIONE – ELABORAZIONE DEL COMITATO PER LA TUTELA DELLE GRAVE DI CIANO
L’AREA INTERESSATA DAL PROGETTO DEL BACINO DI LAMINAZIONE – ELABORAZIONE DEL COMITATO PER LA TUTELA DELLE GRAVE DI CIANO

Le reazioni di M5S e Pd

Intanto, però, dure reazioni arrivano delle opposizioni alla maggioranza leghista in Consiglio comunale dopo la decisione del tribunale romano. Nonostante la sentenza «continueremo a lottare perché questo progetto non si faccia» ha affermato in una nota l’europarlamentare Sabrina Pignedoli del Movimento 5 Stelle. «Alle enormi casse di espansione in cemento alle Grave di Ciano esistono valide alternative, messe in atto in molte parti d’Europa» sostiene Pignedoli.

«Il cemento non è la soluzione e comunque le casse non vanno fatte dove vorrebbe farle la Regione Veneto. Il progetto distruggerebbe un territorio, quello del Montello, dall’elevato valore naturalistico e paesaggistico». L’europarlamentare ha poi sollevato i timori che il progetto trasformi per molti anni il Piave in un’enorme cava di ghiaia alternando il territorio e depredandolo.

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Le casse di espansione a Ciano non sono la soluzione anche per il consigliere regionale del Partito Democratico Andrea Zanoni. «Il fiume Piave va messo in sicurezza con soluzioni realmente efficaci e rispettose dell’ambiente. Le casse di espansione a Ciano sono un progetto superato dal tempo, impattante e non adatto a salvaguardare la popolazione» ha scritto su Facebook dopo la pubblicazione della sentenza.

Zanoni ha ricordato, come ribadito più volte dai comitati locali, che le casse di espansione a Ciano interverrebbero in un terreno carsico e distruggerebbero 200 ettari di un’area Rete Natura 2000, tutelata dalla Direttiva Habitat e Uccelli dell’Unione europea. Secondo Zanoni serve «attuare il contratto di fiume, come richiesto dai sindaci, per trovare una soluzione condivisa attraverso il confronto con i territori», ma intanto si augura che la battaglia legale continui con un ricorso in appello «per salvaguardare le popolazioni e l’ambiente».

Margini di manovra

I margini di manovra al momento non sono molti, ma ci sono, e passano tutti da un confronto tra la Regione e la cittadinanza. «Stiamo valutando altre strategie, dobbiamo focalizzarci sull’ambito scientifico nella trattazione di questo tema» ha detto la sindaca Tormena  a QdP News. «Naturalmente confidiamo nell’appoggio delle popolazioni rivierasche che ben capiscono l’entità del prezzo che dovranno pagare: allo stato attuale l’unica ipotesi finora considerata dalla Regione è il progetto sulle Grave di Ciano».

L’auspicio della sindaca di Crocetta è che la Regione Veneto «possa avviare quanto prima un tavolo di confronto con le amministrazioni locali interessate» così da definire un percorso progettuale «non lesivo» del territorio e della sua cittadinanza.

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