Cosa non si fa per una centralina? Quando il privato si nasconde dietro la pubblica utilità

3 minuti di lettura
Il torrente Sarzana a Voltago Agordino. Foto degli attivisti in difesa del corso d'acqua

Cinque vittorie in Cassazione, per cinque corsi d’acqua bellunesi: sui torrenti Federa, Ru Bosco e Bigotina a Cortina d’Ampezzo, Sarzana a Voltago Agordino e Liera a Canale d’Agordo, non verranno costruite centraline idroelettriche. La Corte ha confermato che gli enti preposti avevano agito correttamente, respingendo le richieste di derivazione. Il presidente della Provincia di Belluno Roberto Padrin ha sottolineato che «un lavoro di anni da parte dei nostri uffici finalmente viene riconosciuto. Abbiamo sempre cercato di tutelare il bene acqua e il patrimonio ambientale e paesaggistico, come previsto dalla normativa».

Ma questo risultato è anche merito degli attivisti, che da anni si impegnano, presentando osservazioni ai progetti di nuove centraline e ricorsi, per fermare la distruzione degli ultimi corsi d’acqua liberi delle Alpi.

Colpisce che un privato faccia ricorso contro provvedimenti rilasciati da enti pubblici, con la motivazione, tra l’altro, che gli impianti di energia idroelettrica «soddisfano un interesse pubblico generale». La sentenza del 22 febbraio, relativa al torrente Sarzana, riassume la vicenda, iniziata nel 2012, quando una società privata chiede una concessione di derivazione alla Provincia e la ottiene nel 2016.

- Sostieni VEZ -
Ad imageAd image

Ma il Comune di Voltago Agordino e Mountain Wilderness impugnano il provvedimento e il Tribunale superiore delle Acque pubbliche dà loro ragione. La concessione è nulla. Intanto, in attesa del giudizio, la società continua l’iter per ottenere l’autorizzazione unica, il passo successivo alla concessione. Questa volta gli enti rispondono tre volte no: la Soprintendenza Archeologica locale, la Regione, che, si legge nel testo della sentenza, «per il tramite del Comitato tecnico regionale negò ripetutamente il parere favorevole alla valutazione di impatto ambientale», e la Provincia di Belluno.

Nonostante questo, pur di realizzare l’opera (è davvero per l’interesse pubblico?), la società fa ricorso. Bizzarre le motivazioni, che non convincono i giudici: il torrente Sarzana non sarebbe davvero di buona qualità perché «popolato principalmente da una specie alloctona di origine atlantica, la trota fario o salmo trutta», pesci stranieri da debellare?

Per il privato, gli enti pubblici violano «il principio per cui la realizzazione di un impianto di produzione di energia idroelettrica può essere negata solo in presenza di ragioni “serie, concrete ed immodificabili”, e non già paventando rischi generici e indimostrati, e comunque trascurando di considerare che le amministrazioni interessate, prima di negare l’autorizzazione, avevano l’obbligo di indicare alla società richiedente le eventuali modifiche progettuali suscettibili di rendere l’istanza accoglibile».

Per la Cassazione «l’esigenza di produrre energia da fonti rinnovabili non prevale ex se sulla tutela dell’ambiente».

Sostienici

VeZ è un giornale indipendente, puoi sostenerlo effettuando una donazione.

Gli ultimi articoli

ARGOMENTI: , , ,
Condividi questo articolo

Sostieni VeZ

Aiuta l’informazione giovane e indipendente a crescere.